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Investimenti e ricerca: Pioggia Carnevali festeggia la crescita
Il fatturato è arrivato a quota 7 milioni: raddoppiato in 5 anni «E per il 2021 abbiamo già in portafoglio molti ordini"
Investimenti in ricerca, differenziazione dei prodotti ed un occhio al green ed alla sostenibilità. Questo il mix che ha consentito alla Pioggia Carnevali di Porto Mantovano una crescita a doppia cifra anche nel 2020, +16% la previsione da qui a fine anno. Un dato ancora più significativo se inserito all’interno di una galoppata iniziata nel 2015 e che ad oggi segna il raddoppio del fatturato annuo, da 3,5 a 7 milioni. Crescita che ha interessato anche le altre due aziende che compongono il gruppo Carnevali: Corai a Castel D’Ario e Nuova Silam a Campitello, entrambe con un fatturato di circa 2 milioni. Il gruppo impiega una cinquantina di dipendenti, ma prevede altre assunzioni per il 2021: «Abbiamo in portafoglio numerosi ordini per il 2021 – spiega l’ad Andrea Carnevali – devo dire che è stato un anno positivo, e stiamo valutando di inserire nuove figure per consolidare la produttività ed il servizio al cliente».
Pioggia Carnevali vanta una lunga tradizione in macchine semoventi per l’irrigazione, iniziata nel lontano 1955 quando il nonno di Andrea, Giovanni, ex rappresentante di trattori, iniziò a creare irrigatori nel laboratorio di corso Vittorio Emanuele, spostandosi a Porto nel 1960. Oggi le macchine Pioggia Carnevali sono in tutto il mondo, dall’Europa alla Nuova Caledonia: «Da allora è cambiato il mondo, e certo anche la nostra azienda. Oggi esportiamo più del 50% della produzione, siamo presenti in oltre 40 paesi, nel mondo ci sono circa 6000 macchine con il nostro marchio». Il perché di questa crescita è duplice: «Da un lato abbiamo investito molto in ricerca e sviluppo, ed oggi le nostre macchine hanno caratteristiche tecnologiche compatibili con il 4.0 e con il green; motori elettrici alimentati a pannelli solari, app per la gestione a distanza, intelligenza artificiale che regola e pianifica il flusso d’acqua per evitare sprechi. Dall’altro lato, il mutamento climatico ci ha aperto mercati in cui prima non si sentiva la necessità di irrigare. E’ il caso dell’Olanda, dove in questi anni si è iniziato ad irrigare da marzo a settembre, come nelle nostre campagne. E’ chiaro che con il know how accumulato in 65 anni per noi è più semplice competere con i produttori locali, offrendo prodotti molto più evoluti».